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Quaderni grigionitaliani

  Quaderni grigionitaliani Numero 4 (Dicembre 2007)

Indice

Editoriale
Il lungo ed ambizioso percorso di Grytzko Mascioni (1936-2003)
Grytzko Mascioni dalle Alpi al Mediterraneo

Saggi

Gilberto Isella
Luci oblique per Grytzko Mascioni

Giorgio Luzzi
Grytzko il fratello maggiore

Ernesto Ferrero
Per Grytzko, costruttore di ponti

Simone Zecca
«Un’isola rivisitata in ombra di prescienza»: la Sicilia di Grytzko Mascioni

Carlo Carena
Lo specchio di Mascioni

Anna Maria Cristina Pedrana
Mascioni «croato»: l’esperienza di Grytzko Mascioni in Croazia letta attraverso alcune testimonianze da lui stesso scelte e raccolte

Bruno Ciapponi Landi
Dall’amicizia alla collaborazione, alla fondazione dell’Associazione Grytzko Mascioni

Inediti

Due testi
Dal Diario greco del 1979
Un sonetto inedito (edizione critica e commento di Jean-Jacques Marchand)

Dieci disegni

Quattro dediche

Studi e ricerche
Andrea Tognina
Intervista a Giovanni Netzer, regista

Lavori di maturità
Marco Colombo
Zillis: un’interpretazione religiosa del mondo

Antologia
Fabiano Alborghetti
(sette poesie)

Michele Arpino
(quattro poesie e due pitture)

Recensioni e segnalazioni
Andrea Paganini, Un’ora d’oro della letteratura italiana in Svizzera, Locarno, Dadò, 2006 e Lettere sul confine. Scrittori italiani e svizzeri in corrispondenza con Felice Menghini (1940-1947), a cura di Andrea Paganini, Novara, Interlinea, 2007 (G.P. Giudicetti) 491; Luisa Moraschinelli, Ricordi di guerra. Una ragazza valtellinese racconta. Sondrio, Bonazzi, 2007 (J.-J. Marchand) 495; Donata Anotta, Quattro mostre, 497.

Hanno collaborato a questo numero

 

  Editoriale


Il lungo ed ambizioso percorso
di Grytzko Mascioni (1936-2003)

Quattro anni dopo la scomparsa di Grytzko Mascioni, a cui la nostra rivista aveva dedicato due brevi dossiers nel 2004 1, è parso opportuno alla redazione tornare su questa grande figura del Grigioni italiano e della Svizzera italiana in generale. Nell’intitolare questo numero Grytzko Mascioni dalle Alpi al Mediterraneo abbiamo voluto porre l’accento sulla sua dimensione internazionale e nel dare alcuni saggi di opere inedite in prosa e in versi, nonché una decina di disegni, abbiamo voluto rendere conto della poliedricità della sua arte 2

Sebbene le sue opere traducano il profondo travaglio interiore di un uomo del Ventesimo secolo coinvolto nei maggiori dibattiti politico-sociali del suo tempo (contestazione della scala dei valori, messa in discussione delle autorità, delle fedi e delle filosofie, polemiche sulle finalità dei media, riflessione sul ruolo della cultura in una società democratica, sconvolgimento delle coscienze durante la guerra dei Balcani degli anni Novanta), Mascioni ha dato l’impressione di avere attraversato il secolo con l’eleganza e l’apparente distacco di un Boëldieu nella Grande Illusion o dell’ufficiale Angustina nel Deserto dei Tartari.

Fin dall’infanzia – era nato nel 1936 a Villa di Tirano –, negli anni di guerra, il piccolo Grytzko ha varcato, tra la Valtellina, l’Engadina e la Valposchiavo delle frontiere apparentemente sigillate. Lo stesso attraversamento avviene pochi anni dopo, in senso metaforico, nel periodo di studio al Collegio Borromeo di Milano, quando, rinchiuso in una stanza dalla finestra ricoperta di una rete metallica, sogna – come scrive a sedici anni in una poesia intitolata La rete – “nuvole spaesate / che lasciano apparire sole a spicchi / brani d’azzurro”. Già nella traduzione giovanile di poesie di Saffo (1954) poi in un filmato su Siracusa (1960) si può presentire l’apertura di Mascioni a due mondi che segneranno la sua opera e la sua cultura: l’amore come scoperta del mondo del sentimento e dell’introspezione, e il Mediterraneo come luogo dell’intelletto, della cultura, ma anche dei miti e delle grandi civiltà occidentali. La sua natura, la sua formazione intellettuale, la sua attività professionale nell’ambito della nuova Televisione della Svizzera italiana – che lo portano a frequentare fin dal 1961 personalità fra le più diverse della cultura e dello spettacolo – danno al suo sguardo sul mondo quel disincanto, quella “sprezzatura” castiglionesca, quel tono apparentemente mondano che celano un accoramento di fondo. Nella sua poesia degli anni Sessanta, e fin dalla raccolta Il favoloso spreco (1968), prevale – in sintonia con alcuni racconti di Calvino – l’inquietudine per l’imperante consumismo, per la perdita dei valori, per l’occultamento dei grandi miti classici; la sua poesia talora si apre ai grandi spazi europei lasciando trapelare una forma di cosmopolitismo, talora tenta un radicamento nel territorio alla ricerca di valori autoctoni. Ma questa riflessione – sempre svincolata dalle mode – non si lascia rinchiudere nelle strettoie di una protesta politica o sociale: la crisi della fine degli anni Sessanta e dell’inizio degli anni Settanta porta Mascioni ad una ricerca diversa che lo allontana dagli sperimentalismi avanguardistici e postavanguardistici dei suoi tempi. Le raccolte I passeri di Horkheimer (1968) e Mister Slowly e la rosa (1980, con poesie scritte tra il 1969 e il 1979) accrescono l’impressione che l’autore, seppur conscio di assistere ad un momento di crisi, riafferma la sua fede nei valori della saggezza, della cultura e dell’amore.

Negli anni Ottanta due filoni nuovi nell’opera di Mascioni si affermano: il teatro, nella sua forma più particolare del radioteatro: genere in cui l’intimismo dell’autore trova la sua giusta dimensione e la sua espressione più equilibrata, e la narrativa, che lo ha fatto conoscere ad un pubblico molto più vasto e che gli ha procurato i più alti rinoscimenti letterari e l’attenzione della critica. Sono opere che nascono con il suo primo viaggio in Grecia nel 1979 e che hanno per oggetto luoghi e miti della Grecia classica messi fortemente in relazione con l’io narrante: si tratta di racconti che oscillano tra saggio, biografia ed autobiografia: Lo specchio greco (1980), Saffo (1981), La notte di Apollo (1990), Mare degli immortali (1991), Saffo di Lesbo (2003). Con queste opere in prosa Mascioni crea un genere misto tra saggio ed autobiografia in cui i miti dell’Antichità e le vite dei filosofi e dei poeti son rivissuti e ricreati con una forte contaminazione dell’io che riplasma la materia storica o mitica ora con colta passione ora con malinconico distacco.

Ma il successo di questa prosa non deve far dimenticare le opere dell’ultimo decennio. Il rinnovamento è doppio. In poesia, dopo essere stato tentato per un po’ dalla lirica intimista (Vanità dello scrivere [1992], Zoo d’amore [1993]), Mascioni ritrova e rinnova la tradizione della poesia civile nell’evocazione delle terribili guerre dei Balcani (Ex Illyrico Tristia [1994]), a cui egli assiste in quanto direttore dell’Istituto italiano di cultura di Dubrovnik dal 1992 al 1996, poi nell’ambito del Centro Internazionale delle Università croate dal 1997 al 2000, per poi tornare ad una lirica in cui la morte (che avverrà nel 2003) tende ad offuscare la serenità dell’amore (Angstbar [2003]). In prosa, con Puck (1996), il romanzo torna alla sua dimensione più strettamente individuale tra autobiografia e “journal intime”, mentre L’isola (2000) sembra presagire anch’essa la fine dell’uomo e dell’artista. Lirica, autobiografia, narrativa, biografia, saggistica, teatro: Mascioni ha percorso tutte le vie della scrittura, “dialogando” a tu per tu con i maggiori poeti e scrittori del suo secolo e riscuotendo le lodi dei più celebri critici del suo tempo.

In questo numero la nostra intenzione è stata di ripercorrere l’opera essenzialmente letteraria, ma anche – attraverso l’illustrazione – artistica, di Grytzko Mascioni grazie alla testimonianza di critici e poeti che gli furono vicini in tutta la sua carriera. Gilberto Isella presenta una serie di schede saldamente articolate attorno ad alcuni punti nodali della poesia mascioniana : la tematica dell’isola come meta promessa e perduta, i miti antichi, ed in particolare quello della navigazione di Ulisse, la vanità della parola, come dramma individuale riflesso di quello dell’uomo contemporaneo, la dissipazione di energie vitali. Giorgio Luzzi segue invece il filo della memoria per ripercorrere le circostanze dei successivi incontri, e per tracciare indirettamente un percorso di creazione letteraria a cui lo studioso torinese si è associato con ampie recensioni e postfazioni. Il critico, scrittore e pubblicista Ernesto Ferrero rappresenta Mascioni essenzialmente come un costruttore di ponti culturali tra il retico e il greco, tra il settentrionale e il mediterraneo, tra gli europei e le nazioni dei Balcani. Simone Zecca esplora un periodo meno noto dell’inizio della carriera di Mascioni : quello in cui realizzò un film su Siracusa viva nel tempo in occasione di una rappresentazione dell’Orestiade di Eschilo in una traduzione di P. P. Pasolini; fu il suo primo contatto con un mondo mediterraneo fortemente segnato dalla presenza della Grecia antica. Pure al mito greco antico nell’opera di Mascioni è dedicato l’intervento del cultore di antichità classica, Carlo Carena, che evidenzia come gli dei della mitologia antica vengano rivisitati dalla forte personalità di Mascioni e posti al centro degli interrogativi dell’uomo moderno. Anna Maria Pedrana, docente valtellinese – che con i suoi alunni ha appena pubblicato un ampio e prezioso commento alla raccolta Angstbar 3 – traccia, a partire dagli articoli scritti da Mascioni durante il periodo in cui visse in Croazia, la figura di un uomo impegnato a scuotere le coscienze e a mettere gli europei di fronte alle loro responsabilità. Bruno Ciapponi Landi evoca essenzialmente i legami di Mascioni con la Valtellina e i suoi ultimi contatti con essa: una fedeltà, rievocata in un dialogo con un altro grande Valtellinese, Camillo De Piaz, che i suoi amici hanno ricambiato con la creazione dell’Associazione Grytzko Mascioni. Questi sette saggi sono completati da una sezione di inediti – nella quale pubblichiamo le prime pagine del diario del primo viaggio compiuto in Grecia nel 1979 e un sonetto inedito di cui commentiamo la genesi testuale – nonché da una decina di disegni ugualmente inediti degli anni 1967-2000 e da quattro dediche di artisti illustri.

Jean-Jacques Marchand

***

1 : QGI, LXXIII, 1, pp. 9-32; 2, pp. 116-33.

2 : Ringraziamo Franca Tiberto, Presidente della Sezione del PEN club per la Svizzera italiana e retoromancia per i suoi preziosi suggerimenti, nonché Ernestina Mascioni per la sua generosità nel metterci a disposizione una quantità considerevole di materiale inedito riguardante il marito.

3 : Tanto per dire non è stato invano. I ragazzi del Liceo Donegani di Sondrio leggono Grytzko Mascioni, a cura di Cristina Pedrana e Gianluca Moiser, Sondrio, Associazione Grytzko Mascioni, 2007.


Page créée le 19.02.08
Dernière mise à jour le 19.02.08

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