Mikhail Chichkine
La Prise d'Izmail, traduit du russe par Marc Weinstein, Editions Fayard.

Mikhail Chichkine / La Prise d'Izmail

« L'orateur athénien Hypéride est un des destinataires et édicataires du discours ininterrompu d'un narrateur changeant, avocat parcourant la province russe pour aller plaider la défense de mères infanticides, magistrat enquêteur qui égrène la triste litanie des cruautés, avortements, empoisonnements et vilenies de tout poil dont la nature humaine en général, russe en particulier, est capable. Les glissements géographiques répondent dans la trame de ce texte aux glissements historiques. Les dieux païens slaves sillonnent les prétoires soviétiques, la Volga se jette dans l'Hyrcanie antique, la «fenêtre russe» ouverte sur l'Europe ne crée qu'un gigantesque courant d'air, et l'on rejoue sans fin la Mouette de Tchekhov devant un parterre embrumé par les rhumes et les délires : on retrouve là l'étonnement inépuisable des voyageurs devant les caprices calligraphiques de la vie russe.

«C'est comme la même enquête criminelle qui est reprise dix fois, vécue par dix personnages, hommes ou femmes, effleurés par le bâton magique de la poésie de Mikhaïl Chichkine. Sommes nous en compagnie d'un géographe allemand qui enquête sur les Samoyèdes, ou bien de Moïse tentant d'arracher son peuple à Pharaon ? L'auteur, au final, est aussi perdu que nous, mis K.O. par la vie russe, mais sauvé par les mots, et leur conspiration. »

La Prise d'Izmail, traduit du russe par Marc Weinstein, Editions Fayard.

Georges Nivat.

L'écrivain russe Mikhaïl Chichkine vit en Suisse. La Prise d Izmail, son premier roman, a obtenu le Booker Prize russe en décembre 2000.

 

Extraits de presse

La Prise d'Izmaïl [...] est un roman d'une ampleur narrative exceptionnelle où les histoires s'enchaînent dans un seul souffle et où les genres littéraires les plus divers se côtoient avec une cohérence remarquable.

[...] Le récit rebondit sans cesse pour constituer la fable, parfois drôle d'une Russie polyphonique et vivante au fil d'un XXe siècle qui, s'il n'a pas ménagé les individus [...] n'a pu anéantir l'intelligence et les passions.

L'élan narratif de Chichkine repousse les frontières du roman traditionnel sans jamais succomber à la fragmentation. Ce grand roman, qui s'ouvre sur le mot latin narratio, est une leçon stupéfiante sur l'usage du récit et sa puissance.

[...] Par le récit, il s'agit bien de restituer ces liens invisibles reliant ce que séparent l'espace et le temps - une mission que Chichkine accomplit avec un sens du détail, une culture et une maîtrise hors du commun.

Chantal Golovine

[...]
Texte foisonnant qui jongle avec les époques et les personnages, cherchant à rendre une image protéiforme et changeante de ce qui constitue la faute et de la culpabilité.

L.B.
Tageblatt
19.12.03

[...] Un événement éditorial important

[...] son érudition égale un talent fabuleux. [...]

l'auteur désigne dès le début [le sujet] du roman, la Faute : "Qui défend l'humanité risque à tout instant de se faire l'allié de l'illégalité, le complice de l'immoralité, le receleur du crime, l'ennemi de la justice." [...]

Ce sont donc les variations de la Faute qui composent ce discours ininterrompu qui coule à travers le temps et les espaces russes.[...]

E.R.
Le Monde des Livres
10.10.03

Mikhaïl Chichkine joue à cache-cache

La Prise d'Izmaïl est un grand roman don la gestation dura des années en Russie, et dont l'écriture s'accomplit en Suisse, à Zurich, où l'auteur habite. Il ne s'agit nullement de la prise de la citadelle turque par le général Souvorov en 1790, [...] mais d'un petit numéro de cirque auquel rêve une fillette, où des souris dressées s'emparent d'un fortin en fromage. Leurre, mais qui a la précision d'une panoplie d'instruments de chirurgie, ce roman "expatrié" est un abrégé de l'ivresse russe des mots.

[...] Le rythme narratif est lent, dense, mais des sautes de personnages à mi-phrase donnent à la narration des mutations étranges sans modifier le motif. Ce motif [...] c'est la kyrielle des crimes humains, cette traque sinistre de l'institution judiciaire qui se poursuit de civilisation en civilisation.

[...] Le narrateur nous fait monter pour finir dans un aérostat de l'imaginaire russe. [...] On a l'impression [...] d'une machine à délirer qui s'emballe.

[...] Saluons ici la virtuosité stylistique de la traduction [...]

Georges Nivat
LE TEMPS
http://www.letemps.ch
13.12.03

 

Interview en italien, par Raniero Fratini

Incontro con lo scrittore Michahil Schischkin

Lo scrittore moscovita Michail Schischkin, vive e lavora da 8 anni a Zurigo. Considerato tra i maggiori scrittori russi contemporanei il 42 enne Schischkin è anche cittadino svizzero. Per il suo secondo romanzo "La conquista di Ismail", gli è stato assegnato nel 2000 il premio Booker, il più prestigioso riconoscimento letterario russo. Più recentemente ha pubblicato una sorta di guida alla "Svizzera russa" (Die russische Schweiz, Limmat Verlag), dedicato alla presenza e all'attività in questo paese di intellettuali, artisti e rivoluzionari russi. Della Svizzera si occupa anche un altro suo libro: Montreux, Missolunghi, Astapowo, Limmat Verlag, e più precisamente del viaggio a piedi che fecero prima Byron e poi Tolstoj dal lago Lemano all'Oberland bernese. Attualmente Michail Schischkin sta lavorando a un terzo romanzo, in cui confluiscono le sue esperienze di interprete per l'Ufficio federale dei rifugiati.

Die russische Schweiz

Paradiso e noia. Tra questi due poli esiste un mondo che in un qualche modo appare singolare.
Il viaggiatore russo scuote stupito la testa: non ci sono vaste pianure, ma montagne, c'è poca campagna, ma latte in quantità.
Le strade sono tenute anche in ordine, senza però che un superiore debba far notare la sua presenza.
L'eroe nazionale è un assassino, i cittadini del paese tuttavia si sottomettono docilmente alle leggi.
Le tasse vengono pagate anno dopo anno, di fronte al governo non si trema, non si vive da una guerra all'altra.

Che cosa è mai la Svizzera? La vetrina di un negozio di giocattoli che si anima? Una serie di cartoline al posto di un paesaggio? Devota sottomissione a norme che ci si è dati?
La sacra sicurezza del nonno che un giorno il suo pezzetto di terra apparterrà al nipote?
Uno stato cucito assieme sul modello del cappotto di Gogol?
La somma del lavoro di generazioni, di fronte al quale tutte le rivoluzioni e idee sono impotenti?
Una Russia sovvertita?

Questo è l'inizio della guida letteraria e storica della Svizzera russa. Un volume di oltre 400 pagine che lo scrittore Michail Schischkin ha pubblicato dapprima in russo, presso un piccolo editore zurighese, riscuotendo subito un inaspettato successo. Poi è uscita l'edizione tedesca ,edita dal Limmat Verlag, ma in una versione leggermente ridotta, curata dalla moglie dello scrittore, la slavista Franziska Stöcklin.

MS: A dire il vero, non volevo scrivere questo libro. Avrei voluto leggerlo. Ma non esisteva nulla di simile. Arrivato in Svizzera ho avuto la sensazione di trovarmi in una sorta di deserto culturale russo. In un deserto non si può sopravvivere bisogna prima creare una colonia. Quello che qui mi mancava, ho dovuto crearmelo da solo. Perché infatti non è particolarmente piacevole vivere in un paese senza parenti e conoscenti. Così mi sono messo alla ricerca di Gogol, Dostojevski, Tolstoj in Svizzera, come un povero abitante di provincia che va alla ricerca dei parenti ricchi in città.
Ho scritto questo libro come la storia di un paese che non esiste: la storia della Svizzera russa. Non è possibile vivere in un paese senza conoscere la sua storia, altrimenti ti trovi davanti a un precipizio, bisogna avere qualcosa di solido sotto i piedi. E la storia di questo paese è quello che mi ha aiutato a continuare a vivere in Svizzera.

Dalle intense ricerche condotte per scrivere la sua guida storico-letteraria è nato un secondo libro intitolato Montreux, Missolunghi, Astapowo, edito pure dal Limmat Verlag.

MS: Dopo aver terminato la versione originale della Svizzera russa, mi sono accorto che il libro parlava piuttosto della Russia anziche della Svizzera. Delle impressioni cioè dei viaggiatori e degli emigranti russi. Poiché però sono qui dal '95 e sono sposato con una svizzera, mi sono detto voglio conoscere meglio il paese dove vivo e dove cresce mio figlio. E per me il modo migliore per capire qualcosa avviene attraverso la scrittura. Sul genere non avevo dubbi, dato che la Svizzera è un classico paese dove si pratica l'escursionismo.
Nel 1816 lord Byron andò a piedi dal lago di Ginevra all'Oberland bernese. 40 anni dopo Leo Tolstoj fece a lo stesso tragitto, anche a piedi. Tuttavia, se avesse saputo di trovarsi sulle orme di Byron, sicuramente avrebbe scelto un altro percorso. Di entrambi abbiamo un diario del loro viaggio e dunque non mi è rimasto altro che ripetere a mia volta quel tragitto a piedi munito di laptop. Nei sette giorni di viaggio ho scritto sette capitoli, sulle mie prime esperienze in questo paese, sul mio primo amore, i miei genitori, Byron, Tolstoj, la storia, l'arte. Ho fatto insomma i conti con gli anni vissuti da me in Svizzera. Devo però ammettere che non ho raggiunto l'obiettivo che mi ero prefissato: il libro l'ho scritto ma la Svizzera non sono riuscito a capirla.

Il suo successo Michail Schischkin lo deve soprattutto al romanzo "La conquista di Ismail". Un libro che nel 2000 ha vinto il più importante premio letterario russo, il premio Booker. Recentemente è stato tradotto in Francia. E si tratta comunque del suo secondo romanzo

MS: Il mio primo romanzo, ha come titolo una frase di Orazio: Omnes una manet nox, è stato anche premiato in Russia come la migliore opera d'esordio del 1994. Oggi però lo vedo come un tentativo fallito di trovare una propria voce, un proprio linguaggio. Il mio libro più importante è "La conquista di Ismail", titolo subito comprensibile per ogni lettore russo perché è un concetto presente in tutti i libri di scuola. Si tratta di una famosa battaglia nel 18° secolo in cui il celebre maresciallo Suvorw prese la fortezza turca sul Danubio. Da noi è per così dire un simbolo della vittoria russa.
È chiaro che non scrivo di Suvorow, ma scrivo soprattutto sulle mie esperienze seguendo diversi filoni narrativi. In definitiva "La conquista di Ismail" è un simbolo della conquista della vita, o meglio indica come si può preservarla dalla violenza, come è possibile riuscire a sopravvivere. E per me ci sono due modi: anzitutto amare e educare i propri figli e, seconda cosa, scrivere.

Attualmente Michail Schischkin sta lavorando a un nuovo romanzo…

MS: Inevitabilmente la Svizzera è presente anche nel mio terzo romanzo, dove seguo diversi filoni narrativi. C'è il livello della realtà dove io sono quello che sono: lavoro come per l'Ufficio federale dei rifugiati e per l'Ufficio emigrazione del cantone Zurigo, traduco cioè gli interrogatori con i profughi.
Quegli interrogatori, quelle vicende personali mi coinvolgono e devo in un qualche modo liberarmene altrimenti non sarebbe possibile continuare a vivere.
L'interprete che ha fatto prima di me quel lavoro se ne è andata perché, mi ha detto, non posso tornare a casa e mettermi semplicemente a tavola. Anche se lascio tutto in ufficio, davanti a me, nel mio pensiero, siede ancora la donna che oggi mi ha raccontato piangendo come hanno torturato il figlio davanti ai suoi occhi e come gli hanno strappato le unghie.
Queste vicende, queste tensioni emotive, le devo trasporre sulla carta. E dovendo continuamente negli interrogatori porre le domande e tradurre le risposte arriva il momento in cui ho l'impressione di parlare con me stesso.
Il mio collega, il funzionario con cui lavoro, si chiama Peter Fischer. Io vedo questa situazione come una metafora del paradiso. Le persone chiedono di entrare in paradiso e davanti l'ingresso siede Pietro con le chiavi e il paradiso rimane sempre chiuso.

di Raniero Fratini
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