retour à la rubrique
retour page d'accueil


ospite del mese

Giornalismo e poesia?

Italiano - Français - Deutsch

 

 

POESIA CONTEMPORANEA SETTIMO QUADERNO ITALIANO

a cura di Franco Buffoni
Milano, Marcos y Marcos, 2001 (isbn 88-7168-310-2). Pagine 240, lire 23mila.

Pierre Lepori, Canto Oscuro e politico - Nota introduttiva di Franco Buffoni

Originariamente suddivisa in due sezioni ("Canzoniere senza titolo" e "Canto oscuro e politico"), nella stesura definitiva questa raccolta si presenta con il secondo titolo come unico e complessivo, con l’intendimento di volgersi al lettore nella veste più semplice e intelligibile. Perché, dunque, "oscuro"?, e perché "politico"? L’autore, con la nota biobibliografica aiuta poco a rispondere ai due quesiti. Intellettuale poliglotta, cittadino svizzero di lingua italiana, ma residente e operante in ambito accademico e giornalistico a Losanna, Lepori deve all’Italia - e in particolare a Firenze e a Siena - la sua istruzione universitaria e il fondamentale training teatrale.

Autore di numerose pièce - tra cui Il frocio e la mistica, un copione che incuriosì parecchi intellettuali e che ora circola con il titolo di Danza - Lepori ha lungamente atteso (sempre scrivendo poesia) prima di accettarsi come poeta, e di decidere - con questa raccolta - di uscire allo scoperto.

Una uscita alla scoperto, tuttavia, apparentemente "oscura", come recita la prima parte del titolo. Quasi che, a uscire dal "trobar clou", la poesia rischiasse di finire come la goccia d’acqua sulla punta delle nostre dita nell’apologo di Maeterlinck: non somiglia più al mare dove prima eravamo. "Crediamo di aver scoperto una caverna di meravigliosi tesori", scrive l’autore dell’Uccellino blu, "e invece quando risaliamo alla luce non abbiamo che pietre false e frammenti di vetro".

"Tuttavia, nelle tenebre, il tesoro seguita a brillare, immutato", conclude Maeterlinck. Credo che il dilemma di Lepori sia stato proprio questo: lasciare il tesoro negli abissi o sottoterra, senza nemmeno tentare di portarlo in superficie, oppure operare per farlo emergere, rischiando di presentare al lettore non altro che una goccia pallida o un frammento di vetro. La mia impressione è che il poeta abbia deciso di non portare il tesoro in superficie, limitandosi a darci le coordinate in codice per andare a scovarlo. Se vorremo, se ne saremo capaci. Il tutto grazie a una scrittura poetica che ha nella forza delle immagini il suo tratto più personale e maturo, e nell’uso parco ma micidiale dell’analogia la sua arma più potente.

Qualcuno potrebbe obiettare che la nevrosi di un autore nato alla fine degli anni sessanta non sia argomento sufficientemente indicibile per scomodare le categorie dell’oscurità e della politica. Che solo quando ciò che non si può dire è davvero indicibile (Celan) sia lecito sillabare le pietre. Se no, no. Vogliamo, per una volta, accettare l’idea che l’indicibile sia "relativo"? Vogliamo pensare che le mura di una casa borghese, che una crescita apparentemente "serena", una famiglia apparentemente "normale", possano rappresentare l’atrocemente indicibile? Che il ricatto affettivo domestico, i racconti sussurrati a mezza bocca - e uditi spaventosamente nell’infanzia - possano valere il "trobar clou"?

L’accettazione o il rifiuto della poesia di Lepori sta tutto qui. Nella supposizione che tragedia sia Lear, ma che essa possa essere anche Falstaff, e non su un piano inferiore. Semplicemente su un piano diverso, più sottile, se possibile, più disperato.

Un bravo prefatore dovrebbe anche mettere in luce la sapienza metrica dell’autore, l’estrema "tenuta" della raccolta, nonché i legami sotterranei che il poeta sa intessere tra testo e testo, in modo assolutamente naturale. E dovrebbe esemplificare tutto ciò. Io credo di rispettare maggiormente il lettore permettendogli di trovare e di gustare da sé questi legami e questa sapienza nella confezione testuale, facendogli un’unica raccomandazione: di leggere piano piano, di pensare che questi versi sono il distillato di centinaia e centinaia di pagine, e che forse sì, in futuro, si potrà dire qualcosa di più. Se il pubblico vorrà considerare questa raccolta come una riuscita ouverture.

Franco Buffoni

 

Page créée le 09.10.01
Dernière mise à jour le 09.10.01

© "Le Culturactif Suisse" - "Le Service de Presse Suisse"