Pierre Lepori (recensioni, poesia)

Un esordio molto notevole, quello del ticinese trentacinquenne Pierre Lepori. Una poesia complessa e di qualità, impeccabile, equilibratissima eppure varia nella scrittura, capace di affrontare tematiche diverse con piena originalità e ricca articolazione interna: i rapporti parentali, il dolore e il rischio dell'esistere, il senso del corpo, il valore della parola. Non una promessa, ma l'inizio sicuro di un poeta nuovo.

Maurizio Cucchi
La Stampa (Specchio)
7.11.2003

[…] E' un libro complesso, poematico, con una struttura forte che non si esaurisce in una poesia singola. E' un poema etico e non a caso, in epigrafe, troviamo, oltre a Marguerita Guidacci, la grande poetessa Ingeborg Bachman, che ha segnato con il suo linguaggio un cammino verso l'eticità della scrittura.

Stefano Raimondi
“Inserto” (a.c. M.G.Rabiolo e I.De Marchi)
RSI-Rete2

17.11.2003

Una delle parole ricorrenti ( tema, Leitmotiv) della non « facile » , no, poco memoralizzabile poesia di Pierre Lepori è la parola muro. Ancora più ricorrente è la parola bambino... Ma non starò qui, in questa magrissima segnalazione, a perdermi in statistiche. Piuttosto si può consentire con Fabio Pusterla che nella densa presentazione […] ricorda Ungaretti: « Il mio supplizio / è quando / non mi credo / in armonia » bene – dice Pusterla – questa è una poesia di puro supplizio. […]

Giovanni Orelli
Azione
20.11.2003

[…] Alternando sapientemente movimenti lirici e descrittivi, la pagina s'imprime degli umori di una vicenda raccontata attraverso punti di vsta diffrenti: la voce individuale del poeta è un coro. Perché tutto ormai si offre come forma balenante. E il testo […] s'intrufola, […] attraversa il bosco delle parole, […] disvela e nasconde insieme, nell'unico atto di resistere alla perdizione, al deficit originario che marchia il cuore dell'essere umano, moneta in cui gioia e dolore sono facce inscindibili e vorticanti.

Marco Merlin
Il Domenicale
23.11.2003

[…] Principale caratteristica dell'opera di Lepori è una sorta di violenza disperata in cui lo scatto è palese segno di passione e mai gratuito sfogo: «E l'inutilità va fatta tacere a suon di botte», in convivenza felice con più eteree pennellate. Tutte le caratteristiche sviluppate nella prima parte della silloge [Canto oscuro e politico] si precisano nella seconda, in cui l'aggettivo “politico” del titolo è da intendere nell'accezione originaria (l'aristotelico “animale politico”) e trascina con sé vasti squarci di invocata comunione, focalizzati sul tema dei padri la cui eredità è sempre mista di opportunità e vergogna. Bruciante l'equivalenza implicita: «generazione per generazione, dolore per dolore».

Sandro Montalto
Il Corriere di Como
25.11.2003

En pleine possession de moyens d'expression longuement mûris, Lepori donne naissance à une poésie originale, en tension entre le besoin de se dire et le désir d'employer des éléments autobiographiques pour se réapproprier la parole et l'utiliser à des fins véritablement éthiques. (…) Par-delà l'itinéraire qu'il dessine, celui d'une conquête individuelle de la poésie come compagne, ou plutôt come guide et outil de résistance, Qualunque sia il nome interpelle le lecteur en l'encourageant à affronter non seulement la douleur de l'existence et ses risques, mais aussi les rapports parentaux, leur réalité et leurs mythologie, ou encore, la corporalité et ses enjeux. Ce livre riche et complexe est de ceux qu'on reprend et qu'on n'épuise pas.

Daniel Maggetti
Feuxcroisés, 6 2004.

E' davvero difficile dire l'entusiasmo con cui si accoglie un volume come questa complessa e articolata quanto compatta raccolta di Pierre Lepori. Tutto è all'insegna dell'equilibrio e della compostezza, quella reale, ossia quella calma che sta sopra al pentolone ribollente di un animo vivissimo ma è tesa a risparmiare le energie, evitare manifestazioni scalmanate e puerili per andare direttamente al midollo, al problema. Tale problema è il rapporto parentale, il complesso gioco dell'esistere, il rapporto con sé e il prossimo sotto l'aspetto tanto corporeo quanto linguistico. E l'inganno, al quale è dedicata la prima poesia: "Erano sere uguali allineate, / tavole un tempo imbandite, festino ora deserto: / ore lente del quasi l'alba tra i castagni, / e luci sulla neve alla lontana. // […] Ma è ancora l'inganno / come un latrato nel silenzio, sempre. / Stranamente la pace ha conservato / l'occhio felino dell'odio. La voce d'avvoltoio". […]

Sandro Montalto
"La Clessidra", anno X, n. 2,
novembre 2004

Insomma, su premesse liriche, se è vero che "gridare dentro non è / gridare per tutti", il 'grido da dentro' consegna più volte un poeta di sicuro interese quando la lotta delle generazioni […], e l'accadere della violenza - con la sua figura intrinseca, la sterilità - fosse anche soltanto per eco 'privato' della violenza della storia, avviene nel chiuso teatro del testo che ha nell'io dell'autore la prima condizione di ascolto, dove è possibile "piantare un grido / esattamente al centro del gorgo come un ramo", al "lato caldo della luce".

Fabio Zinelli
"Semicerchio" (XXX-XXXI, 2004)

Considerando il carattere dell'indagine poetico-analitica che l'autore avvia con se stesso e la propria vicenda, in rapporto alla famiglia e al mondo esterno, potremmo dare alla sua poesia l'appellativo di esistenziale (“Ma l'esistenza impedisce di esistere”), con una precisazione: egli reagisce alla vischiosità della sofferenza, con la quale molti paiono andare a nozze, per intraprendere, attraverso una complessa e meditata elaborazione, la lotta contro il male costituito innanzitutto dall'inganno e dai colpevoli silenzi. Il passo anabatico, l'apertura del “libro dei morti”, lo spingerà infatti a una sovversione intima e alla luce della parola piena, con una manovra che, prima di Freud, ricorda Nietzsche. Ecco perché, pur non rimovendo i caratteri specifici della poesia, egli apre una serrata e impietosa ricerca in cui si sente bene come scrivere non significhi sfogarsi, ma giungere, tramite l'atto di parola, alla scoperta di se stessi e al vero inizio del lavoro: «Non puoi negarlo: nato oggi, / tutto comincia con la richiesta di aprire, infine, / il libro dei morti[…]».

Silvio Aman
Tellusfolio.it, 6 novembre 2007